La parola è sorprendentemente piena, ricca di espressione, talvolta univoca, ma anche magicamente strutturata per esprimere un concetto ampio.
Mi sono soffermata a leggere questi termini linguistici stranieri e la bellezza che si nasconde dietro un unico suono, pronunciato d’un fiato, che nasconde sentimenti profondi e reconditi, l’essenza inequivocabile del nostro essere.
Dal Congo: ILUNGA
Viene considerata la parola più intraducibile del mondo: definisce l’atteggiamento di chi perdona dei torti subiti una volta, li tollera la seconda, ma mai una terza.
Dalla Danimarca e Norvegia: FORELSKET
La sensazione di stordimento e di euforia che si prova la prima volta che ci si innamora.
Dal Giappone: KOI NO YOKAN – 恋いの予感.
Presagio d’amore. La sensazione che ti assale all’improvviso incontrando qualcuno mai visto prima, che ti fa sentire che inevitabilmente nascerà l’amore: premonizione e non un colpo di fulmine!
Dalla Terra del Fuoco: MAMIHLAPINATAPAI.
Il termine più sintetico per descrivere lo sguardo di due persone che si guardano dritto negli occhi: ognuna spera che l’altra faccia qualcosa che entrambi desiderano con intensità, ma nessuna delle due ha il coraggio di agire per prima.
Dall’Asia: YUAN – 缘.
Un vocabolo che esprime il principio di predeterminazione, che definisce le relazioni di un individuo, amicali o d’amore; l’energia di un legame che unisce indissolubilmente: il karma secondo cui le persone con le quali stringiamo un rapporto erano da noi già amate in una vita precedente.
Dalla Terra Santa: MIZPEH – בשרת
La relazione emozionale intensa che sposa due persone inscindibilmente, anche se sono separate da distanza o dalla morte.
BASHERT – מיצפה
È il tuo destino su questa terra: esiste nel mondo qualcuno fatto apposta per te, la tua metà, che ti complementa perfettamente.
Qualche volta è più semplice dirlo in un’altra lingua…