Attraverso il suq dei tintori: un viaggio fra i colori e gli odori acri… L’arte della tessitura è antica e il sapere si trasmette di generazione in generazione: la produzione dei tappeti marocchini si caratterizza con nodi molto fitti e cromie dominanti del colore rosso.
L’utilizzo della lana in genere è preferito al cotone, perchè meglio si presta per elasticità e filatura.
Le lane usate sono quasi sempre di pecora, talvolta anche di cammello: vengono lavorate a mano, pulite dalle impurità e lavate.
Dopo l’asciugatura si procede alla cardatura: si pettinano le fibre con una speciale spazzola con denti di ferro, per essere districate. Il passo seguente è la filatura: la lana viene avvolta intorno alla rocca e filata: in questo modo i fili sono resi più sottili.
Successivamente si procede con un ulteriore lavaggio in acqua calda e si passa alla tintura vera e propria. I cosiddetti coloranti naturali sono ricavati da diverse piante: i fiori dello zafferano per il giallo, reseda per sfumature dal giallo al verde, la robbia per le varianti di rosso.. Siamo lontani dal chimico e dall’industrializzazione: c’è profumo di poesia, di creazione manifatturiera.
E’ un lavoro pesante e senza sosta e il caldo è insopportabile.
Ma l’antica capitale gode anche di una ben più famosa tradizione: la concia delle pelli.
Si riesce a visitare a fatica il quartiere delle concerie marocchine: la puzza è stomachevole, insopportabile, e l’unico modo per non vomitare è mettersi delle foglie di menta sotto il naso.
Si tratta di una grande area a cielo aperto, costituita da enormi vasche, KASSRIAS, alcune destinate alla prima pulitura delle pelli di capra, mucca, cammello, altre alla conciatura vera e propria.
Vi chiederete perchè mai l’odore sia così forte. Ecco.. le vasche, dove avviene il lavaggio delle pelli, sono piene di acqua di fiume, calce, cenere, urina di vacca ed escrementi di piccione!!!
Gli operai si immergono quasi fino alla cintura e per molte ore continuano a sciacquare le pelli sotto il sole cocente.
Dopo questa prima lavatura i pellami vengono immersi nelle vasche di colore e stesi successivamente ad asciugare..
Si tinge alla vecchia maniera e il tempo sembra essersi fermato: il lavoro si tramanda di padre in figlio con un metodo invariato da ben 12 secoli.
Un luogo unico, un’esperienza da vivere.