Certo che la vita è strana… Come si suol dire, un po’ si odia e un po’ si ama…
Non so se vi è mai capitato di attraversare quel momento in cui tiri le somme, le redini del tempo, appendi le memorie su pareti di carta e poi ti fermi lì, come in un museo.
Attento osservi l’esposizione, cerchi di carpirne l’evoluzione, di trovare un senso, di comprendere ciò che l’artista ha pensato secondo te…
Il mio pittore, quel destino a volte infame, talora crudele e poco socievole, mi ha strattonato e poi incitato, urlato contro come il più bastardo degli allenatori: non si gioca nel mondo per accondiscendere nè per compiacersi, si lotta per vincere le debolezze, le incertezze, le maldicenze, per sopportare le assenze e alleviare le tristezze.
Questa dannata preparazione fisica, di colori cangianti come il cielo in primavera, non finisce mai: è un allenamento continuo, dove stranamente l’esercizio di oggi porta alla caparbietà di domani, alla consapevolezza che nulla capita per caso.
Ovviamente per trarne i dovuti vantaggi, lezioni classiche di vita, non servono gli integratori, nè tantomeno gli steroidi: occorre chiudere il cerchio, quel sentiero tracciato nel tempo, mai tondo, arzigogolato, ingarbugliato; bisognerebbe sedersi al suo esterno, osservarne il percorso, comprendere il motivo recondito di quella linea sottile, rotonda e talvolta storta, poi contorta, che si rigira su sé stessa come un’onda in tempesta…
Oggi sono fuori da questo circolo, uno dei peggiori disegni che io abbia mai avuto modo di abbozzare: ma si sà, il disegno libero non è mai stato il mio forte, io sono più per quello tecnico, tecnicismo da compasso.
Chissà che il mio prossimo cerchio non venga meglio… D’altronde sbagliando s’impara.
#inprimavera #equinozio