Istanbul: l’antica Bisanzio, la vecchia Costantinopoli. Una storia infinita di tradizioni secolari; crogiolo di culture fuse in un’unione indissolubile.
Ogni passo è una frontiera del tempo nel tempo: respiro millenario, stanco seppur vibrante, a volte nascosto ma ben presente, visibile all’occhio attento, composto, in ricerca di un momento che non finisce mai…
Non mi soffermerò su cenni storici questa volta, perchè la città, nella sua enormità di estensione e storia memorabile, richiede ben più di un articolo: ho deciso che svilupperò temi singoli, più facili nella lettura e meno impegnativi.
Questa prospettiva rappresenta la mia visione personale pensata per voi: momenti vivi catturati in un lampo, scatti rubati per caso, visioni che vanno al di là dei percorsi turistici, attimi di vita quotidiana.
Perchè Istanbul è così: moderna e al contempo antica, elegante e trasandata, semplice e complessa, austera e tollerante, opulenta e miserabile.
Un popolo frastagliato, articolato in infinite sfumature: è qui la sua bellezza e decadenza, il contrasto nell’unione di aspirazioni diverse.
E se è vero il detto che tutto il mondo è paese…
Appena arrivata a Sultanahmet, classica meta centrale per turisti, un tassista ha provato, miseramente, ad imbrogliarmi sul prezzo della corsa, con ìl giochino, direi démodé, dello scambio dei soldi: “no, non mi hai dato cinquanta lire, solo cinque!”.
Non bisogna, però, inneggiare solo al classico “Mamma li Turchi”.
Nella Istanbul asiatica, a Üsküdar, ho assistito alla corsa di un vecchietto, per raggiungere uno dei pochi turisti in giro: gli restituisce la fotocamera, sbadatamente dimenticata su una panchina…
Sui mezzi pubblici, se sale un anziano, o più semplicemente qualcuno di mezza età, di ambo i sessi, i giovani si alzano per cedere il posto: sempre! Da noi la maggior parte resta seduta, assente e senza riguardi per il prossimo.
Un giorno, distrattamente, ho perso il telefono in una bottega all’interno del Gran Bazar, nell’intento di aiutare una coppia con l’acquisto di tappeti fatti a mano.
Dopo venti minuti di cammino in quel budello di cunicoli, con oltre cinquemila negozi e circa sessanta strade interne, sono stata raggiunta dal bottegaio stesso che, con un sorriso colmo di felicità per avermi trovato, mi ha restituito il cellulare.
Questa è la città che ho sentito nel cuore e che ho vissuto con amore: giorni intensi di incontri interessanti e insieme straordinari, di destini che si incrociano su questo ponte tra l’Oriente e l’Occidente.