Il 4 dicembre gli italiani sono chiamati a votare sulla Riforma della Costituzione Renzi-Boschi.

Se accettiamo di modificare la nostra Costituzione butteremo nella spazzatura i nostri diritti, spalancando le porte alle multinazionali e alla finanza speculativa, il tutto a favore delle banche.

Se passa il Si andremo di pari passo verso la miseria, e non solo quella monetaria, parlo di quella umana: non avremo più poteri decisionali e non ci sarà nessun freno per chi vuole imporre modelli e interessi criminali.

Con questa riforma è proprio il popolo che si vuole mettere da parte, con la scusa del risparmio sullo snellimento del corpo politico, questione di vecchia data che tocca l’animo di noi italiani, oppressi da tasse e stipendi da fame, governati, malamente, da chi guadagna migliaia e migliaia di euro al mese.

Il Senato NON verrà abolito, sarà più snello, sì, ma non avrà nessuna voce in capitolo, non conterà più niente: semplicemente si permetterà al governo di fare tutto ciò che vuole con solo il venticinque per cento di voti a favore. Arrivati a questo punto non avremo più una democrazia: se la costituzione verrà modificata i politici si nomineranno tra di loro, con i soliti “inciuci” e strette di mano da marinaio…

Il Presidente del Consiglio avrebbe poteri eccezionali, con l’opposizione sparita: un Premierato, che consentirebbe di cancellare gli organi di Garanzia; la corte Costituzionale diventerebbe un organo della maggioranza e si potrebbe anche eliminare il Consiglio Superiore, ergo controllare l’intera Magistratura.

Il premier opererebbe a pieni poteri senza la partecipazione dell’opposizione.

Stiamo andando incontro a quello che è un piano per creare un governo autoritario, far fuori il nostro Statuto, che funzionerebbe perfettamente, se gli stessi politici facessero il loro lavoro: i signorotti, se vincerà il Si, non renderanno conto al popolo per il proprio operato, ma a giganti della finanza come J. P. Morgan, che ha già messo le mani sull’Europa, creando disastri collettivi in interi paesi.

Bisogna andare oltre la questione giuridica, approfondire gli aspetti economici, finanziari e di controllo del potere: a chi serve questo cambiamento? A noi? O a loro, la classe politica al governo?

Un risparmio di circa cinquanta milioni di euro non sono pochi, è vero, ma finiremmo nel classico “Cul de Sac”: processi legislativi rallentati, partecipazione nulla dei cittadini e dulcis in fundo immunità anche a consiglieri di regione e sindaci.

Ma si, certo, tanto da noi sono tutti onesti, permettiamogli anche di agire come meglio credono senza conseguenze penali.

Siamo alla disperazione sociale e non tutti capiscono il piano di disgregazione della società che sta portando avanti il signor Renzi, andando contro i referendum non plebiscitari, che producono concretezza; vi ricorderete quello sull’acqua pubblica, dove ha cercato in qualsiasi modo che non fosse attuato, così come quello delle trivellazioni, in cui ha promosso l’astensione al voto: ecco il personaggio-burattino che ci rappresenta!

Il quadro è drammatico e per capire come ci siamo ritrovati in questo pantano occorre andare indietro nel tempo di un bel po’.

Partiamo da De Gasperi e la cessione di parte della nostra sovranità avvenuta nel 1947 con il Trattato di Parigi, per arrivare a Carlo Azeglio Ciampi, futuro Presidente della Repubblica, che nel 1981 divide la Banca d’Italia dal Tesoro, con l’obiettivo di impedire che la banca centrale continui i finanziamenti allo stato, allineandosi alle banche centrali mondiali.

Proseguiamo con la Germania, che con l’unificazione si gioca la carta di rinuncia al marco a patto di eliminare noi, i concorrenti più pericolosi a livello industriale: mi riferisco al colpo di grazia del 1992, dove a tavolino del Britannia si decide la deindustrializzazione forzata del nostro paese e la svendita della nostra economia.

Su quel panfilo a Civitavecchia i più grandi banchieri mondiali mettono mano ad una scellerata privatizzazione dei principali beni del nostro Stato: dalla Sip a Eni, le Poste e le Ferrovie dello Stato, e via così, con il benestare dei presenti Mario Draghi, Romano Prodi, Giuliano Amato, ecc.

La stampa ovviamente non ne parlò, non si mette in mostra il gruppo Bilderberg!

Arriviamo poi a Monti e all’obbligo di pareggio del bilancio inserito in Costituzione, che mette fine alla politica economica statale e di enti pubblici: il risanamento dei conti pubblici viene prima dello sviluppo.
Come? Se non c’è ripresa in che modo si pareggiano i conti?

E non consideriamo il Trattato sul commercio TTIP, trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico, di cui Barack Obama si è fatto portavoce in Europa, che si prefigge di creare un mercato interno tra Europa e Stati Uniti, le cui caratteristiche non saranno determinate dai governi ma da organismi sovranazionali: il piano di controllare gli Stati e di sostituirsi alle costituzioni è qui sotto ai nostri occhi.

Per esempio, se democraticamente si introducessero delle normative nel nostro paese, di rilevanza per i cittadini, però contro il meccanismo di protezione degli investimenti del TTIP, il nostro Stato potrebbe essere citato in giudizio e, capiamoci, non sarebbe giudicato da un tribunale internazionale, ma da un organo creato ad hoc: una giustizia privatizzata, per concludere.

Storia vecchia quella del servaggio agli USA: chissà poi come mai i politici di casa nostra vanno sempre a Washington poco prima delle loro elezioni…

Se non vogliamo fare la fine della Grecia, senza territorio pubblico e senza più alcun bene comune, perchè svenduto, dobbiamo lavorare duro, i mezzi ci sono già nella nostra Costituzione: è ora di metterli in pratica nel modo giusto.

Siamo il prodotto del passato e sarà difficile fermare il processo antidemocratico, in atto già da tempo nel mondo, ma almeno lo rallenteremo: ed è già più di qualcosa, credetemi.

“E’ pericoloso aver ragione quando il governo ha torto”. Voltaire

10 commenti

  1. Brava Giulia, condivido in pieno. È proprio cosi. Ormai la finanza comanda e la forbice tra ricchi e poveri si allarga sempre piu. Pochissimi ricchi, molti poveri, classe media cancellata. Articolo bello e ricco di contenuti. Chapeau

  2. Io ho votato NO al referendum perché la riforma proposta era pessima e puntava al rafforzamento del governo indebolendo le istituzioni di controllo. Un ulteriore passo verso una oligarchia, che in buona sostanza già esiste in veste di partitocrazia.
    Tutta la seconda parte di questo post c’entra poco con il referendum e andrebbe trattata a parte, con maggior profondità. Noi non abbiamo ceduto sovranità nel trattato di Parigi, avevamo perso la guerra e perduto tutta la sovranità e, purtroppo, anche il rispetto. A Parigi abbiamo recuperato buona parte della sovranità persa e il piano Marshall fu fondamentale per la rapida ripresa socioeconomica delle nazioni. Etc. etc.

    • Sulla seconda parte del mio articolo sono d’accordo che sia un tema che sicuramente va approfondito, ma affermo che ha una sua chiara e precisa validità all’interno del testo, in quanto permettte di capire, storicamente, l’evoluzione del potere agli alti vertici e la sua conseguente spartizione.
      E sì, noi abbiamo ceduto la sovranità, eccome, anche sui territori che erano già stati riconosciuti nostri in epoca antecedente all’avvento del regime fascista.
      Il Piano Marshall, che come dici è stato fondamentale per la ricrescita, ritengo sia una sintesi opinabile. Approfondisci il tema, in quanto il metodo utilizzato è stato quello del prestito condizionato: prestito di dollari con l’impegno di acquistare dagli Stati Uniti i prodotti necessari. Non si tratta di “beneficenza”, bensì di un grosso affare siglato con il benestare dei soliti noti, che includeva anche un piano per contrastare la politica e gli interessi sovietici in Europa.
      Ad ogni modo questo è il mio punto di vista e accetto opinioni diverse e discordanti dalle mie, perchè il confronto è sempre utile e accresce la conoscenza.
      Buona giornata!

  3. Ci sono gli eventi storici, le ideologie politiche e religiose, le opinioni soggettive, emotive e razionali, per quanto possibile. Alla fine della seconda guerra mondiale il potere era in mano a due nazioni, gli USA e l’URSS. L’Europa non esisteva, anzi era distrutta, a parte la Svizzera e il Portogallo. Chiaro che gli USA hanno condizionato la politica dei paesi Nato, così come l’URSS ha condizionato pesantemente quella dei paesi dell’Est. In Italia c’è stata una “dittatura” della Democrazia Cristiana durata 50 anni, che ha creato l’immenso debito pubblico che oggi ci mangia 70 miliardi di interessi all’anno ( e sono solo 70 per merito dei bassi tassi d’interesse). Anche la politica della Germania è stata, ed è tuttora, condizionata dagli USA, ma quel paese ha saputo ben meglio di noi gestire il suo sviluppo. Può dare fastidio, ma è così. Il socialismo riformista si è sviluppato nei paesi anglosassoni e scandinavi, ma in Italia non ve n’è traccia. Gli italiani hanno favorito il comunismo o la DC , che insieme raccoglievano il 70% dei voti. Poi è arrivato Berlusconi…ora Renzi o Grillo. Per quanto riguarda il servaggio agli USA, abbiamo dovuto pregare in ginocchio perché venissero a salvarci dai regimi che avevamo osannato, fascismo e nazismo. Ringraziamo i giapponesi, che hanno attaccato proditoriamente gli USA spingendoli ad entrare in guerra. Altrimenti tu ed io oggi parleremmo tedesco, avremmo ucciso tutti gli ebrei, i gay e le lesbiche e le popolazioni marginali “impure” , e saremmo controllati strettamente dalle varie polizie. E ringraziamo anche i non sempre simpatici britannici, che con la loro difesa ad oltranza del loro paese, hanno permesso agli americani di arrivare in tempo a salvarci.
    Come dici tu, abbiamo opinioni e visione politiche e persino storiche diverse, non ho mai votato DC né a destra di essa, tantomeno ho creduto nel comunismo. Mi è sempre mancata una vera sinistra socialdemocratica.
    Mi fermo qui, perché questo,tipo di discussione potrebbe non avere mai fine ed essere comunque inconcludente.
    Ciao

    • Assolutamente si, abbiamo opinioni politiche differenti e sicuramente un modo dissimile di interpretare gli eventi storici… La tua risposta mi sembra un po’ fuori tema, rispetto al mio intendimento precedente, ma mi rendo conto che partendo da basi diverse siamo finiti per perderci in un vicolo cieco.
      P.s. 1- A parte questo, a me non da assolutamente fastidio il fatto che la Germania abbia gestito meglio il suo sviluppo, certo è stata “aiutata”, in maniera differente da noi e, aggiungo, nonostante tutto.
      2- Oggi io parlo anche tedesco, 🙂 per scelta certo, ma non credo che non ci sarebbero più ebrei o gay o lesbiche; la storia insegna e intendo che insegna il suo continuo ripetersi: in termini di pulizia etnica, campi di concentramento, annientamento di quelle che sono considerate “deviazioni” e lotte di potere. E questo è visibile proprio in questi giorni, anno 2017.
      Grazie per il confronto. A presto.

  4. Almeno una cosa in comune l’abbiamo, anch’io parlo, forse meglio dire parlavo, tedesco; feci a suo tempo la Oberrealschule ( ora Gymnasium) e superai l’Abitur. Ma da molto tempo non l’ho più parlato. Ti ho detto la mia posizione politica, mi piacerebbe sapere la tua. Ciao

    • Das ist super! 🙂
      Per quanto riguarda la mia posizione politica, data la mia professione di giornalista, mi ritengo “apolitica”: al giorno d’oggi siamo davvero in pochi…
      Mi piace ricordare una frase di Enzo Biagi: “Siamo giornalisti, non postini”, in risposta all’allora presidente del Consiglio Fanfani. In quell’occasione, nei primi anni Sessanta, ci fu un incidente ferroviario su una linea a scartamento ridotto in Calabria; Fanfani inviò un telegramma di cordoglio ai familiari delle vittime a Biagi, affinchè lo pubblicasse, e il giornalista si rifiutò, adducendo l’indimenticabile risposta di cui sopra.

  5. Sono sconcertato dalla tua risposta…sono giornalista e perciò apolitica…Perciò quanto hai scritto in questo post e nei successivi commenti non sono frutto di una tua visione storica-politica, il tuo voto al referendum non è stata determinato da una personale, politica idea dello Stato e della democrazia?
    È nel raccontare i fatti che il giornalista deve essere obiettivo, descriverli asetticamente, documentarsi sulle fonti etc etc. Ma poi lo stesso giornalista ha il diritto, se non il dovere, di dire come lui interpreta il fatto che ha descritto, sempre fornendo la documentazione di riferimento. Biagi, da te nominato, era obiettivo nella narrazione, ma schierato politicamente nella sua visione sociopolitica.
    La mia impressione è che tu sia invece fortemente schierata ideologicamente e politicamente, ma non so in che modo. Ma se non vuoi dirlo hai naturalmente il diritto di non farlo. Io non te lo chiederò più. Ciao

    • Essere sconcertato mi sembra un tantino eccessivo… Possedere una visione personale storico-politica non significa essere schierati politicamente da una parte o l’altra. Il giornalista ha il dovere di imparzialità, sono assolutamente d’accordo, ma nel mio caso specifico non propendo verso nessun schieramento politico, per me sono tutti un branco di incompetenti. In riferimento a Biagi era solo un esempio calzante sul ruolo del giornalista, che non dovrebbe farsi influenzare da nessun tipo di potere, nè politico nè di testata.

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