Elio Romano Erwitz, in arte Elliott Erwitt, nasce a Parigi il ventisei luglio del 1928, da una famiglia ebrea di origine russe.
Per circa dieci anni la sua patria è l’Italia, ma nel 1939, a causa delle forti pressioni fasciste, gli Erwitz si trasferiscono in America, a New York.

Due anni dopo si spostano a Los Angeles: Elliott frequenta la Hollywood High School e nel mentre lavora in un laboratorio di fotografia, occupandosi dello sviluppo di stampe del jet set e dello star system, debitamente firmate per i fan.

I suoi interessi giovanili sono gli stessi che porterà avanti per sempre: la fotografia e il cinema.

Intorno agli anni Cinquanta torna in Europa, viaggiando soprattutto in Francia ed Italia: è in questo periodo che parte la sua carriera di fotografo professionista.
Curioso di indole, determinato, attento ai più piccoli particolari, in quelle che sono delle istantanee che colgono il lato reale e ironico della vita.
Di ritorno a New York arriva l’occasione di crescita professionale: conosce personaggi famosi del calibro di Edward Steichen e Robert Capa, i quali, amando così tanto le sue foto, lo guidano e consigliano al meglio per una buona riuscita lavorativa.

Nel 1953 lo stesso Capa, socio fondatore della storica agenzia Magnum Photos, nata nel secondo dopoguerra da un gruppo di fotografi, fra cui anche Henri Cartier-Bresson, lo invita a partecipare come membro. Erwitt accetta e ne diverrà addirittura presidente nel 1968: ha inizio la sua ascesa al successo.

Collabora con riviste prestigiose, quali Look, Holiday e Life: intraprende numerosi progetti fotografici in tutto il mondo e i suoi capolavori pubblicitari e documentari acquistano notorietà.

Elliot diviene celebre per i suoi scatti in bianco e nero inconsueti, situazioni quotidiane divertenti e al contempo tragiche: Jacqueline Kennedy, Marilyn Monroe, Che Guevara, sono solo alcune delle tante celebrità su cui Erwitt posa il suo obiettivo, così come sulle persone comuni, uomini, donne e soprattutto bambini, sempre con riguardo ed empatia.

“Uno dei risultati più importanti che puoi raggiungere è far ridere la gente”.
Tema ricorrente è quello degli animali ed in particolare i cani, suoi soggetti preferiti: una collezione straordinaria di immagini, nel tempo raccolte in ben quattro libri: “Son of Bitch” del 1974, “Dog Dogs” del 1998, “Woof”, che esce nel 2005 e “Elliott Erwitt’s Dogs” nel 2008.

“Abbaio ai cani. Ecco perchè il cagnolino, in una delle mie fotografie, è saltato. Una volta a Kyoto camminavo dietro ad una signora che portava a passeggio un cane dall’aspetto interessante. Solo per vedere cosa sarebbe successo, abbaiai. La signora tirò immediatamente un calcio al cane sconcertato: si vede che abbaiavamo allo stesso modo”.

Una produzione fotografica infinita, che rappresenta la libertà di espressione visiva, i contrasti sociali di un quotidiano che troppo spesso non recepiamo.

Gli anni Settanta e Ottanta sono caratterizzati da un profondo impegno nel ramo cinematografico, la sua seconda passione: Elliott produce film e lungometraggi, spot televisivi e documentari, perfino commedie satiriche, che si aggiudicheranno premi prestigiosi.

Successivamente c’è come un ritorno al passato, una finestra aperta che si apre sui primi anni di carriera: pubblica foto inedite in bianco e nero di bellezza sconcertante, classiche e perfette, dall’esposizione, alla luce e alla sua tanto amata inquadratura, che rapisce l’espressione unica e inconsapevole dell’allegria.

Gli ultimi anni sono all’insegna della fotografia più innovativa, pur continuando le collaborazioni con riviste e clienti per pubblicità.

Instancabile e alla ricerca costante dell’istante da catturare Elliott Erwitt è il fotografo della commedia umana.

“Sono un fotografo dilettante, oltre ad essere un professionista, e penso che forse le mie foto amatoriali siano quelle migliori”.
Photos Gallery shooted at Bard – Forte di Bard – Valle d’Aosta – Exhibition “Elliot Erwitt. Retrospective”