Paul Cézanne nasce a Aix en Provence nel 1839, ha lontane origini piemontesi e la sua è una famiglia benestante: è l’unico, fra i tanti pittori impressionisti dell’epoca, a condurre una vita agiata e a non dover fare i conti per sbarcare il lunario.
La sua vita scorre calma e tranquilla e può permettersi il lusso di ricercare artisticamente tutto ciò che lo appassiona, restando indifferente alle critiche, e molte, che gli vengono rivolte, durante tutta la sua carriera di artista: tant’è che non vendette nulla in vita, se non una misera tela, al pari di Vincent Van Gogh, e solo qualche anno prima di morire.
Un solitario, dal carattere introverso, rimane sempre distaccato dalle correnti del tempo: ama la musica e la poesia, avendo ricevuto un’educazione umanistica di alto livello, e il suo stile è unico, personale, senza condizionamenti.
Si avvicina alla pittura concentrandosi su pittori del Cinquecento, quali Caravaggio e El Greco, per arrivare poi a Delacroix e Courbet.
Vive alcuni periodi a Parigi, trascorre moltissime ore al Louvre, studiando nei minimi dettagli opere storiche dei più grandi maestri del passato. E’ proprio qui, che conosce i primi pittori impressionisti: Camille Pissarro, Edgar Degas, Renoir, Monet, Basille e Sisley.
Le prime opere di questo periodo sono impregnate di schemi accademici, forma e stile pittorico tipico di un artista ancora attaccato alle tradizioni.
Nel 1865 invia alcune tele al Salon, la mostra periodica di pittura e scultura che si tiene al Louvre di Parigi, le quali sono prontamente rifiutate dalla giuria. E’ questo il motivo principale che lo porta a partecipare alla prima Rassegna degli Impressionisti nel 1874, nello studio di Nadar: i quadri presentati sono “La casa dell’impiccato a Auvers” e “Una moderna Olympia”, uno splendido omaggio all’opera di Manet.
Gli impressionisti, però, sono principalmente interessati ai fenomeni di percezione della luce e del colore, mentre Paul è alla continua ricerca delle forme e dello spazio, che cerca di raggiungere senza ricorrere al chiaroscuro o alla prospettiva.
L’ambizione di Cézanne è arrivare ad usare solo il colore per riassumere la coscienza e la sua personale visione ottica delle cose.
Un insuccesso dopo l’altro: è un incompreso, si distacca troppo dalla corrente impressionista, intraprendendo un percorso evolutivo che lo porta ad isolarsi sempre più: sceglie l’Estaque come sua dimora, rifugiandosi nella pace della campagna.
Lavora incessantemente, vive una profonda insoddisfazione per i risultati che ottiene nel suo lavoro, al punto che dipinge e ridipinge mille volte gli stessi oggetti, per anni, anelando a una sorta di perfezione tra volumi e spazi.
La natura morta, tema ricorrente nelle sue opere, viene sviluppato ripetutamente, un’espressione di libertà artistica da una parte e la ricerca di perfezione dall’altra, nello studio della sfericità e la rottura della prospettiva.
Cézanne stende i colori puri sulla tela non con pennello, bensì con spatola e per ottenere le sfumature o le ombre sovrappone le tinte; è un lavoro lunghissimo, per realizzare le sue celebri nature morte occorrono centinaia di sedute, molte di più per i ritratti, a lui tanto cari.
Una tecnica inconfondibile, in cui i colori vengono sovrapposti con spalmature successive, senza essere mai mischiati.
L’indagine del reale continua tutta la vita ed è proprio questo che lo contraddistingue dai pittori a lui contemporanei: pur partendo da una corrente impressionista getterà le basi del Cubismo, attraverso lo studio delle forme volumetriche e degli spazi, rimanendo ancorato alla natura, alla terra e al paesaggio, proprio perchè la
linearità delle forme, secondo Paul, proviene dall’ambiente circostante.
Il più grande merito è quello di essere riuscito ad andare oltre la tecnica pittorica usuale, eliminando ogni espediente o procedimento che crea l’illusione di prospettiva o profondità, semplicemente attraverso l’uso del colore, non schiavo di alcuna dottrina.
Da questa sua straordinaria ricerca parte la più grande e innovativa corrente che caratterizza il Novecento: la nascita del Cubismo, più precisamente il Cubismo analitico, la prima fase di questa corrente, che si afferma con un esponente autorevole: Pablo Picasso.
La sintesi visione-coscienza di Paul Cézanne è il primo passo per estrapolare l’aspetto delle cose dalla realtà, al fine di rappresentare l’essenza stessa di ciò a noi visibile.
Infatti, gli ultimi lavori sono delineati da una netta scomposizione cromatica e geometrica della scena: lo si vede nei paesaggi, in cui le infinite tonalità di color verde creano un equilibrio unico.
L’attenzione alla geometria solida prende piede anche nei ritratti a figura intera, come nella splendida composizione delle “Grandi Bagnanti”.
Nel 1904 il Salon d’Automne espone finalmente le sue opere, riconoscendo il suo talento, a soli due anni prima della morte, che avviene il ventidue ottobre del 1906: Paul Cézanne muore ignaro di divenire, di lì a poco, il padre spirituale di Picasso e Matisse.
“Quando il colore è al suo massimo, la forma è al suo apice”.