Solo ottantatre chilometri quadrati, la più piccola isola delle Baleari, bellezza caraibica e scenari unici, luce carica di energia, alba che incanta e un tramonto che acceca: Formentera, semplice ed elegante, spirito indipendente e selvaggio, passionale e allegra.
Un ecosistema incredibile di conifere, saline rosa, spiagge bianche, mare trasparente e posidonia, la prateria oceanica più grande del Mar Mediterraneo, dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1999.
Posidonia non è un’alga, ma una vera e propria pianta acquatica dotata di radici, stelo e foglie, in grado di produrre grandi quantità di ossigeno essenziale per la vita marina: una giungla, un sorta di depuratore naturale.
Pensate che un metro cubo di posidonia genera più ossigeno di quello prodotto nella foresta amazzonica, a parità di metratura. Quando fiorisce i suoi resti creano barriere coralline, ne mantengono l’equilibrio, riducono l’afflusso delle onde e permettono il deposito di sabbia più fine, creando spiagge incantevoli.
Una piccola perla, antica ed intatta: le prime tracce umane risalgono all’età del bronzo e ne rimane testimonianza nel sepolcro megalitico di Ca Na Costa, un notevole monumento funerario, e nelle ceramiche di Ca Sa Nostra a La Mola.
Dopo un periodo di abbandono, e ripetute incursioni piratesche, fu terra di conquista per molti popoli: Fenici, Cartaginesi, Romani, Visigoti e Mori, i quali contribuirono allo sviluppo dell’isola con pozzi, cisterne e canali di irrigazione.
Nel 1235 torna in mani spagnole ed annessa al Regno di Maiorca, con l’intenzione di scacciare i musulmani. Il tentativo fallisce a causa dei Berberi ed i loro continui attacchi e viene lasciata di nuovo al suo destino: abitata solo occasionalmente durante tutto il Medioevo e il Rinascimento è solo nel 1695 che torna ad essere popolata, ceduta dalla corona spagnola ad Ibiza.
Formentera è il nome lasciato dai Romani, che la chiamarono Frumentaria, terra di grano: è facile dedurlo, dai molti mulini presenti sull’isola…
Per i greci era Ophiussa, terra di serpenti, per la sua conformazione e più probabilmente perchè lo usarono come deterrente per spaventare i pirati e tenerli lontano dall’isola: fatto sta che la lucertola ne diviene il simbolo.
I Mori invece la nominarono Koluyunka: pecoraia…
Al di là di tutti questi “battesimi” molti studiosi ritengono che il suo nome fosse Promontoria: il “promontorio” che si intravede arrivando via mare.
Formentera magica e misteriosa: basta parlare con la gente di qui per scoprire leggende e storie di altri tempi!
Si narra che una famiglia benestante vivesse nel bel mezzo delle saline: un giorno il maremoto le sommerse completamente, sterminando tutti. Da allora il colore tipico, tendente al rosso, di queste distese di sale si fa risalire a questo episodio di sangue e morte e navigando sul punto dov’era edificata la casa si possono ancora
intravedere le sue fondamenta in profondità… Per lo meno, così dicono…
Un’altra leggenda riguarda la meravigliosa Calò des Mort, un’insenatura con un piccolo pontile: vi siete mai chiesti perchè si chiama così? C’era una volta un cacciatore, che si addentrò fino a questa caletta per cercare di uccidere un caprone: il suo corpo privo di vita fu trovato adagiato su di una roccia, accanto a lui una enorme macchia di sangue a forma di testa di capra…
Molti i racconti pirateschi su La Mola e le sue miriadi di grotte, come la Cova de Fum, le streghe di Sa Cala e le grotte diaboliche di Cova Mala: guai ad entrarci più di due volte, alla terza ti accoglierà la morte!
Alcuni dicono che sotto l’isola ci sia una sorta di vuoto cosmico: nei pozzi antichi pare si possa sentire il vento soffiare forte.
E’ solo a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso che Formentera diventa conosciuta, soprattutto grazie al movimento hippie, all’atmosfera informale e alla musica di questo periodo: Bob Dylan, Bob Marley, i Pink Floyd, Jimi Hendrix e molti altri sono passati di qui e ne hanno tratto ispirazione per le loro canzoni, come i King Crimson e la loro “Formentera lady”.
Il mulino di San Ferran è proprio quello che potete vedere sulla copertina dell’album dei Pink Floyd, “More”, le cui composizioni sono state arrangiate per il film omonimo girato tra Formentera ed Ibiza.
L’isola resta distaccata dal modus vivendi di Ibiza e, dopo la riforma dello Statuto delle Baleari del 1983, occorre attendere fino al 2007 per la sua autonomia dalla “sorella maggiore”.
Es Pujols è il principale centro cittadino e da qui potrete raggiungere ogni località dell’isola: San Ferran de Ses Roques con il centro diving più attrezzato e il rinomato Fonda Pepe, ritrovo degli hippie nei tempi d’oro e ristorante tipico isolano; il porto per un’escursione all’isolotto di Espalmador, disabitato; Cala Saona con i suoi tipici scogli rossastri; Illetes e Llevant nel Parco Naturale della Riserva di Ses Salines; Mijorn, apprezzata per la sua estensione; Cala en Baster…
Potrei continuare all’infinito: il bello di trovarsi a Formentera è quello di andare all’avventura e scoprire nuovi luoghi, calette nascoste che vi doneranno un’immagine indimenticabile e il senso autentico della natura, così straordinaria da lasciare senza fiato.
Se amate il trekking come me ci sono ben venti itinerari da esplorare, anche in bici, tutti pensati per conoscere l’isola nella sua totalità.
A livello culinario avrete l’imbarazzo della scelta: la cucina locale è di alto livello con i tipici chipirones, ovvero i moscardini fritti, la paella, che qui è senza verdure, il Guisat, carne di maiale servita come bollito classico, l’insalata payesa, realizzata con pesce essiccato e croste di pane cotto artigianalmente.
Arrivati al dolce provate le orelletes, sfoglie con zucchero a velo e i bunyols, dolci fritti con succo di arancia, accompagnati da un bicchierino di Hierbas, un liquore a base di erbe locali, oppure un po’ di Frigola, con note di timo.
Formentera non delude mai…
Buon divertimento
@Blogjuls
C’è tanta passione in questo tuo articolo, sei proprio innamorata di Formentera.
Buongiorno Fabricio! La passione sta proprio nel viaggio, ma come si suol dire “il primo amore non si scorda mai”…