Il primo maggio 2003 la seconda Guerra del Golfo è ufficialmente finita, anche se di fatto gli eserciti stranieri non hanno il controllo sul territorio iracheno.

La risoluzione approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il 22 maggio, “invita” tutti gli Stati a contribuire alla sicurezza e rinascita dell’Iraq: il governo italiano autorizza la partecipazione del paese, fornendo forze armate che si dislocano nel sud iracheno, con base a Nassiriya, capoluogo della regione Dhi Qar, sede di importanti giacimenti petroliferi.

Operazione Antica Babilonia è il nome in codice della nostra missione operativa di mantenimento della pace, che inizia nel luglio 2003 e termina nel dicembre 2006.

Antica Babilonia è un’operazione militare, ma la sua finalità è quella di mantenimento e salvaguardia della pace.

Gli obiettivi dell’esercito italiano sono molteplici: dalla ricostruzione del comparto di sicurezza iracheno, che prevede addestramento ed equipaggiamento, all’ordine pubblico del territorio e soprattutto alle attività di bonifica e rilevamento delle radiazioni chimiche.

Solo pochi mesi dopo lo stanziamento delle forze militari italiane, il 12 novembre 2003, avviene il primo attentato contro le nostre truppe a Nassiriya: un camion cisterna carico di esplosivo scoppia davanti all’entrata della base militare italiana Maestrale, MSU – Multinational Specialized Unit, dell’arma dei Carabinieri; la vicinanza al deposito di munizioni provoca un’ulteriore esplosione, in cui perdono la vita sia militari che civili.

Il Reggimento MSU è diviso su due postazioni: la già citata Maestrale, ai tempi di Saddam sede della Camera di Commercio, e la Libeccio, entrambe nel centro abitato. Contrariamente a quanto si possa pensare, e cioè ad una scelta senza logica di sicurezza, è intendimento dell’arma creare più contatti possibili con la popolazione.

Se lodevole per un verso, dall’altro l’attentato provoca ventotto vittime, di cui diciannove italiani, e cinquantotto feriti.

Nel mentre gli abitanti della città hanno difficoltà a muoversi, perchè parte dei passaggi da nord a sud sono occupati dai miliziani sciiti. Il comando inglese di Bassora chiede agli italiani di intervenire: il sei aprile del 2004 scatta l’operazione Porta Pia, in quella che è la prima di tre battaglie dette dei ponti, denominati Alpha, Bravo e Charlie, con 500 uomini dell’XI reggimento bersaglieri, una compagnia del battaglione San Marco, uno squadrone del Savoia cavalleria, i carabinieri del Gis e i parà del Tuscania.

Un ingaggio a fuoco che dura quasi diciotto ore, il più lungo che abbia coinvolto i militari italiani dalla seconda guerra mondiale! L’intera operazione porta a liberare due ponti, si rinuncia volutamente a prendere il terzo, grazie all’arguzia dei fucilieri del battaglione San Marco, che arrampicandosi sul ponte, fatto a schiena d’asino e che quindi non permette una visuale completa, con potenti binocoli, hanno inquadrato sagome di donne e bambini: se avessero proceduto con i mezzi pesanti avrebbero fatto una carneficina.

Il successivo scontro avviene i primi di agosto del 2004, affidato ad un gruppo tattico supportato della task force Serenissima, per la liberazione finale dei ponti dall’esercito del Mahdi. E’ in questa occasione che parte un’inchiesta sull’operato delle truppe italiane, accusate di aver sparato su un veicolo che cercava di forzare il posto di blocco, perchè ritenuto un’autobomba.

Resta un mistero come da una parte la procura militare italiana accerta che si tratta di un’ambulanza e l’esplosione dovuta ad una bombola di ossigeno all’interno, quando i militari affermano di non aver visto lampeggiatori e di essere stati bersaglio di colpi da fuoco, e come successivamente, dalla pubblicazione di documenti su Wikileaks, si conferma che l’ambulanza è invece un’autobomba, che oltrepassa il posto di blocco…

Il ventisette aprile 2006 a sud-ovest di Nassiriya uno IED, improvised explosive device, esplode contro una colonna di mezzi dell’MSU, che sta effettuando un trasferimento per raggiungere l’ufficio provinciale della polizia irachena e coordinare i pattugliamenti: perdono la vita cinque militari.

Nel giorno dell’anniversario dell’Arma dei Carabinieri, il cinque giugno dello stesso anno, un ordigno comandato a distanza scoppia al passaggio di un mezzo italiano del convoglio di scorta agli inglesi, Brigata Sassari: due morti, quattro feriti.

La missione in Iraq Antica Babilonia si conclude a fine novembre 2006; da dicembre il rientro delle truppe con la cosiddetta Operazione Itaca.

Sono passati quattordici anni da quel primo attentato, il più sanguinoso, che ha scosso le coscienze, che ha fatto tanto parlare: io oggi ne scrivo qui, semplicemente per non dimenticare.

A tutte le vittime della guerra, un numero che continua a crescere…

@Blogjuls

N.d.R.
I militari italiani all’estero:
– Afghanistan – 950 unità
– Egitto – 80 unità
– Europa – Mare sicuro 850 unità
– Gibuti – 90 unità
– Iraq – Kuwait – 1400 unità
– Kosovo – Missione Kfor 550
– Libia – Missione Ippocrate 300 unità
– Libano – Missione Unifil 110 unità
– Mali – Operazione Atlanta 200 unità
– Somalia – Missione Eutm 110 unità
– Palestina – 30 unità
– Turchia – 125 unità

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