Dedo, per gli amici, è livornese di nascita, classe 1884, ultimo di quattro figli di una famiglia ebrea.

Una salute cagionevole: a soli undici anni si ammala di pleurite, a quattordici contrae la febbre tifoidea e nel 1901 si pensa abbia già una lesione polmonare, un segnale che anticipa una possibile tubercolosi.

Proprio per questo abbandona la scuola e frequenta lo studio del pittore Guglielmo Micheli, allievo di Fattori, che avrà anche modo di conoscere, dove scopre l’arte dei macchiaioli.

Livorno però è troppo provinciale e limitata per le sue aspirazioni, così nel 1902 si reca a Firenze, studiando alla Scuola libera di nudo, poi Venezia alle Belle Arti, e nel 1906 vive già a Parigi.

Amedeo Clemente Modigliani

E’ qui che nasce il suo nuovo diminutivo, Modì, che in realtà altro non è che l’italianizzazione del vocabolo francese maudit, maledetto, in assonanza alle prime lettere del suo cognome.

Amedeo apre uno studio in rue Calaincourt, la via di Toulouse-Lautrec, dalle parti del Bateau-Lavoir di Picasso, completamente inebriato dall’atmosfera parigina e dalle donne, con le quali, a dirla tutta, ha più successo che come artista.

“Dipingere una donna è possederla.”

Tante le serate nelle taverne della “Butte”, nel pieno del degrado del quartiere, intavolando discorsi sull’arte e le nuove avanguardie del Novecento accanto a Derain, Rivera, Picasso e Utrillo, fra droghe, bevute e amanti.

Amedeo Modigliani – Pablo Picasso – André Salmon

A Parigi fervono i movimenti del cubismo, fauvismo, futurismo: Modigliani ne trae ispirazione, ma non farà mai parte di nessun gruppo artistico: guarda alla tradizione classica, al disegno e all’arte tribale come fonte di apprendimento, cogliendone la sintesi dell’espressività.

Nudo femminile su lato sinistro – 1909 Modigliani

“Il futuro dell’arte si trova nel viso di una donna… Picasso, come si fa l’amore con un cubo?”

Nel 1909 conosce Constantin Brâncusi, che lo fa avvicinare ai lavori su pietra; espone alcune opere al salone degli Indépendants nel 1912, meravigliose teste allungate, squadrate, angolose: un richiamo all’arte nera e arcaica.

Studio di cariatide blu – 1913 Modigliani

Ma la fatica fisica e la polvere di pietra è dannosa per i suoi polmoni: probabile che l’abbandono della scultura sia per lui un grande rimpianto…

Scoppia la prima guerra mondiale, Modì viene riformato e non parte per il fronte: sono gli anni più intensi della sua vita, in cui conosce il primo amore, tormentato e folle: tal Beatrice Hastings, poetessa e scrittrice.

Ritratto di Beatrice Hastings – 1915 Modigliani

Una relazione velenosa, rissosa, pregna di litigi da entrare nelle cronache di quartiere: una sera, ad una festa si picchiano selvaggiamente, poi lei fugge e scompare per sempre, in un finale degno di una telenovela.

Alice – 1915 Modigliani

Amedeo e le donne, pilastri di tutta l’esistenza: così intitolerei la sua biografia! Lui è davvero belloccio, ha un portamento fine ed elegante, si cura nel vestire con abbinamenti unici e personali, in primis il velluto, un foulard ed in testa un Borsalino.

Tra il 1915 ed il 1920 si dedica alla pittura anima e corpo, realizzando oltre trecento quadri, di cui la maggior parte ritratti.

Sono gli anni delle accordature di colore, del tratto corposo e mosso, la linea ondulata che riesce a trasmettere la sensazione di massa e luce.

Madame Pompadour – 1915 Modigliani

Madame Pompadour ne è uno splendido esempio, che racchiude l’influenza espressionista di Toulose-Lautrec e la geometria di Brâncusi, in una sintesi di spazi piani e volumetrie, che diventeranno le sue caratteristiche distintive.

La pittura come mezzo di comunicazione, per conoscere la gente, concentrandosi sulla figura umana, in solitudine nel suo studio, con persone amiche come modelli, valorizzando la ricerca di volumi di Cézanne e quella coloristica dei fauves.

Oppresso, autodistruttivo, ossessivo nel voler trasmettere sulle tele le passioni, i sentimenti, l’emblematica ricerca dell’io più profondo.

La femme fatale – 1917 Modigliani – Attribuzione confermata legalmente a luglio 2018

Sguardi enigmatici, misteriosi, occhi asimmetrici, senza pupille: un linguaggio d’espressione sui malesseri dell’uomo.

“Quando conoscerò la tua anima, dipingerò i tuoi occhi.”

Nudo disteso – 1917 Modigliani

Il 1917 è l’anno dei nudi, dei ritratti più belli, come il famoso Grande nudo disteso e Ragazza con la maglia, opere considerate scandalose, che gli costano la chiusura della prima mostra personale.

Grande nudo disteso – 1919 Modigliani

Ed è anche tempo di un nuovo amore: Jeanne Hébuterne, una giovane diciannovenne dagli occhi azzurri, una carnagione pallida, lunghi capelli castani annodati in due trecce.

Modì e Jeanne – foto d’epoca

Lei è una sua allieva all’Académie Colarossi: sono così innamorati che dopo pochi mesi convivono.

Jeanne Hébuterne – 1917 Modigliani

“La felicità è un angelo dal volto serio.”

Un anno dopo Jeanne è già incinta, su Parigi piovono i bombardamenti e la salute di Modì va peggiorando…

Le sue opere non si vendono, scoraggiato affoga i dispiaceri nell’alcol e tradimenti; lei giovane e timida sa tutto e sopporta tutto: il rapporto regge su un equilibrio a dir poco instabile.

Ritratto di Dèdie – 1918 Modigliani

Nel mentre le figure si fanno via via più stilizzate, corpose di cromatismi, il collo si allunga, i visi si inclinano in ovali perfetti; un ritorno all’ordine ma fuori dagli schemi: una ricerca stilistica che mira all’unità di colore e linee, in una sequenza di curve sinuose e cariche di deformazione.

Marie – 1918 Modigliani

Dettagli ancor più visibili nella ritmica dei suoi numerosi disegni: l’inquadratura è ravvicinata, ogni volto è semplificato, ridotto, mantiene i caratteri fisioniomici di base per un’elaborazione mentale, da cui nascono figure misteriose, secondo la sua personale idea di perfezione.

Testa di donna – Modigliani non datato

La coppia si trasferisce per qualche tempo in Costa Azzurra, dove a novembre nasce la primogenita, che chiamano Jeanne, come la madre.

E’ in questo periodo che realizza alcuni dipinti unici nel genere: paesaggi della riviera francese.

A maggio 1919 Modigliani rientra nella capitale francese: gli restano solo pochi mesi di vita e dipinge il suo unico autoritratto.

Autoritratto – 1919 Modigliani

Dedo spira il 24 gennaio 1920 all Hôpital de la Carité, colpito da meningite tubercolare, a soli trentasei anni, e Jeanne, seppur incinta del suo secondo figlio, non sostiene il peso del grande dolore e si suicida il giorno dopo, gettandosi dal quinto piano della casa dei suoi genitori.

Una leggenda che si conclude in tragedia, per rivivere in mito: quello del poeta, dell’artista maledetto e bohémien, pittore solitario contro la tradizione delle scuole e dei maestri.

Modì pour Jeanne

“Non domandatemi chi sono, né chiedetemi che io rimanga invariato.”

Un uomo ebbro di passioni, alcol, assenzio e hascisc: ne portava sempre un po’ nel taschino…

Come lui stesso diceva:

“Quello che cerco non è né la realtà né l’irrealtà, ma l’inconscio, il mistero dell’istinto nella razza umana.”

4 commenti

  1. Bel articolo. Unico del suo genere, rimasto fra il classico ed il moderno, diventando inimitabile e insondabile. I suoi nudi sono carnali, ma non gioiosi. I suoi occhi guardano dentro, non fuori. In ogni suo quadro domina la sofferenza, persino nei paesaggi.

    • Verissimo… Dedo rappresenta pienamente un ponte tra l’espressività e l’io profondo.
      Grazie per la lettura, Fabricio. Buona serata.

  2. È vero, amava le donne e lo dimostra appieno nei suoi bellissimi nudi. Contorni morbidi e sensuali, una dichiarazione d’amore a ogni pennellata….

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