Una leggenda narra che Beirut fu distrutta e ricostruita dalle ceneri sette volte, come un’araba fenice. Probabile che questo mito sia strettamente collegato con il destino di questa città…
Un passato importante e pesante, con radici millenarie; la capitale libanese sfida ogni aspettativa, patria di cultura e conflitti culturali e sociali, oltre la logica e l’appartenenza: è amore al primo passo, tra moderno e antico, hummus e tabulet, la magia di percorrere mondi diversi in un tutt’uno inscindibile e pur senza soluzione di continuità.
Cinquemila anni di storia che le regalano forza e orgoglio, determinazione e voglia di migliorare e crescere, nonostante le violenze subite.
Sulla costa del bacino orientale del mar Mediterraneo le sue origini risalgono a un insediamento cananeo del XIX secolo a.C., il nucleo urbano è menzionato in una tavoletta cuneiforme databile al XVIII sec. a.C. della dinastia egizia, denominata Nuovo Regno (1550 – 1069 a.C.).
Il nome fenicio “Bêrūt” significa pozzi o sorgenti d’acqua: Beirut assume un certo rilievo durante il periodo romano ed in particolare nel III sec. ospitando la scuola di Diritto, che, pensate, arriva a dare del filo da torcere a quella di Atene e Alessandria.
Seguono anni di spartizioni e conquiste, tra Bizantini, Omayyadi e crociati e per finire nel 1516 gli Ottomani, che portano una crescita considerevole dell’economia, conquistando la Siria ed annettendola al paese.
Dalla seconda metà del diciannovesimo secolo Beirut stringe legami commerciali e politici con le potenze imperiali europee, soprattutto con la Francia. L’Europa mira alla seta libanese e la città si trasforma in un importante porto e centro commerciale.
Nel 1866 alcuni missionari siriani e americani fondano il Syrian Protestant College, che diviene in seguito l’American University of Beirut, fra le università più prestigiose di tutto il Medio Oriente.
Nel 1946 Beirut diventa la capitale dello stato indipendente del Libano, nato a novembre del 1943.
Non entro volutamente nello specifico degli eventi che si susseguono in ordine storico dal secondo dopoguerra, perchè meritano un articolo separato, che tocchi il contesto politico e civile, i paesi confinanti, quali Siria e Israele, e quelli che sono gli interessi degli uni e degli altri, che hanno condotto il paese a vivere decenni di violenze e bombardamenti, attentati, sangue e terrore…
Ancora oggi, camminando qua e là non si possono non notare le cicatrici di scontri tanto sanguinosi, che gli abitanti ricordano oscurandosi in viso e di cui parlano malvolentieri.
Dopo quindici anni di guerra civile Beirut è letteralmente devastata e nel 1992 il primo ministro Rafiq Hariri, dà il via ad un piano di ricostruzione imponente, tramite la fondazione della società Solidere, Societé libanaise de reconstruction.
Ci sono molte critiche al riguardo, con accuse pesanti alla società, per non aver salvaguardato i reperti archeologici e per non recuperare la miriade di case antiche e storiche, tessuto centrale della città, che sono abbattute (o peggio lasciate all’incuria) per far spazio ad una modernità che a volte mal si abbina all’atmosfera tradizionale di Beirut.
Ma ciò nonostante la città ha conservato il suo carisma e capita tirando su la testa di rimanere a bocca aperta nel vedere moderni edifici incastonati tra quelli d’epoca, con graziosi balconcini in ferro e colori vivaci.
Molti la chiamano la “Parigi del Medio Oriente”, ma io credo sia molto più simile a New Orleans, con la sua magia alle Corniche, passeggiando sul lungomare per ammirare i variegati panorami della città, tra cui il vecchio faro, ormai incastrato tra palazzi, a seguito dell’espandersi urbano.
Oppure lo Sporting Club, locale storico su Pigeon Rocks e i suoi colori incredibili, mutevoli durante il giorno sorridono al sole in acque calme e cristalline…
Ogni angolo è una scoperta, partendo dalla famosa Place d’Etoile con al centro la Torre con l’orologio Rolex, tra le strade alla moda del centro, pulsanti di quel savoir faire francese, tra i localini tipici, in cui si respira serenità e storia, tra i club nati in quelli che erano i bunker sotterranei in tempo di guerra.
Oltre la Piazza dei Martiri, la più maestosa tra edifici antichi e cantieri, che preannuciano un’evoluzione inarrestabile, il quartiere degli artisti, un angolo di pace con ricami quasi liberty.
Ogni momento qui è stato unico, di incontro e condivisione, nel traffico di Hamra street, denominata gli Champs Elysées di Beirut, e la fiumana di gente attiva e allegra, il quartiere di Ashrafieh, ricco di gallerie d’arte e di bei locali, in quelli caratteristici di Gemmayze e Mar Mikhael, dove ho soggiornato, sentendomi a casa in un’atmosfera giovane e decadente, a tratti palpitante e mai invadente.
Quel vivi e lascia vivere senza giudizio, senza rimprovero, senza badare alla forma, ma solo al contenuto.
Si dice che i libanesi siano gentili e affabili, ma che cerchino sempre di fare il proprio interesse, per dirla diplomaticamente…
Ritengo sia un mito da sfatare, chè se è pur vero che tutto il mondo è paese, e gli occhi van tenuti sempre ben aperti, è altrettanto vero che il garbo che li contraddistingue, insieme all’ospitalità, mi ricordano il nostro sud italico e non c’è niente di più bello di questo!
Ho camminato tanto, chilometri e chilometri ogni giorno: Beirut è una città davvero trafficata, caotica, e non vale la pena prendere il taxi e rimanere imbottigliati per lungo tempo, a meno che non dobbiate andare molto lontano: godetevi le sue strade, le vecchie botteghe, fermatevi a fare uno spuntino e due chiacchiere, rilassatevi al campus dell’American University, immergetevi nella street-art e non dimenticatevi dei musei, quello Nazionale e il Sursock, d’arte contemporanea, sono esempi rari di arte mediorientale.
Il patrimonio culturale di Beirut è unico ed in continuo evolversi: nel 1999 è stata proclamata capitale araba della cultura e il suo essere città cosmopolita riempie di orgoglio i libanesi.
Sono ben nove le comunità religiose, drusi, cattolici maroniti, musulmani sunniti e sciiti, greco-ortodossi, armeni cattolici e protestanti… In tutto il Medio Oriente non c’è nulla di simile: chiese e moschee confinanti e abbracciate nel rispetto ognuno del proprio credo: una complessità architettonica di rioni così diversi tra loro che ha dell’incredibile.
Un po’ di frivolezza con lo shopping, curiosando il Beirut Souks, tra negozi all’ultimo grido; oppure per qualcosa di più tipico recatevi al Souk El Tayeb: vi farete un’idea della moltitudine di prodotti locali e bio.
Che dire, il cibo merita una menzione d’onore: provate tutto, partendo dalla miriade di antipasti, che qui sono una vera e propria istituzione, con ingredienti freschi sapientemente miscelati con spezie; la sinergia tra le diverse cucine, armena, libanese e siriana, rende Beirut un luogo ineguagliabile.
Il tramonto accende la città di nuovi colori, pura energia che non si spegne mai, e come i libanesi anch’io amo la notte, è tutto cosi chiaro di notte.
Beirut in fondo è la mia città, è la città di tutti quelli che intravedono nel viaggio la crescita e la scoperta, il desiderio di arte, cultura e conoscenza nel socializzare, senza orpelli, per uno scambio articolato eppur equo.
E Beirut accoglie chiunque a braccia aperte.
“Beirut è la città degli inizi. Non è la città delle certezze, ma delle ricerche. Non è un palazzo finito… Piuttosto è un progetto aperto”… Alî Ahmadi Sa’îdi Asbar, “Adonis”, poeta siriano.
@Blogjuls
#Ilviaggiononfiniscemai
N.d.R.
Di questo e molto altro nel mio prossimo articolo, per capire concretamente la storia di un paese e del suo popolo multietnico.
Guerra civile libanese 1958
Seconda Guerra civile libanese 1975-1990
Guerra del Libano 1978 – Operazione Litani
Seconda Guerra del Libano 1982 – Operazione Pace in Galilea – Prima guerra israelo-libanese
Conflitto del Libano meridionale 1982-2000
Guerra del Libano 2006 – Seconda guerra israelo-libanese
Conflitto libanese 2007 – Esercito libanese e gruppi islamisti
Conflitto libanese 2008 – Hezbollah-esercito
Sconfinamento della guerra civile siriana in Libano 2011-2017 – Scontri settari tra sunniti pro ribelli e sciiti, tra cui Hezbollah, pro governo siriano.
❤️❤️❤️
Sono molto emozionata….
Mi dispiace solo di non essere stata li con te!
Grazie Dina! E’ come se tu lo fossi stata, credimi… E poi chissà, presto torneremo e insieme! ❤️
Fantastico 😍
Grazie Mauro! 🙂
Per tutti gli amici che me l’hanno chiesto… Le foto sono state scattate con una mirrorless Nikon J5, un piccolo gioiello compatto ad obiettivi intercambiabili. 🙂
Bellissimo! Anche per me è stato emozionante leggere questo articolo! Lo farò leggere a mio marito, che a Beirut è nato….
Grazie Carla, è stato emozionante anche per me scriverlo… Come rivivere ogni attimo, ogni colore, ogni sorriso dei miei giorni trascorsi in questa città. Questo articolo mi ha dato tanto, soprattutto da tutti voi, che nel leggere è come se foste stati lì con me…
Ancora grazie e grazie a Beirut ❤️
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A portrait of thousand colors: Beirut!
Thank you all,
Juls