“Sono come i bambini a scuola. La pagina bianca deve essere sempre ben scritta e paf! una macchia. Ho quarant’anni e sono ancora alle macchie. Sono andato a vedere le opere di Raffaello a Roma: sono tanto belle e avrei dovuto andarle a vedere molto prima. Sono piene di erudizione e di saggezza. Raffaello non cercava come me le cose impossibili, ma è bello.”
Una frase che lascia intravedere la personalità di un artista nella sua spasmodica ricerca della perfezione, attraverso lo studio della natura e del contorno che si sfuma, una visione del vero scintillante di effetti di colore e luce.
Francese di origine, Pierre Auguste Renoir nasce a Limoges da una famiglia di artigiani il venticinque febbraio del 1841.
Con una forte propensione all’arte all’età di quattordici anni lavora presso una ditta di decorazione di porcellane e alla sera frequenta una scuola di disegno.
Solo tre anni dopo si dedica alla pittura di ventagli e stoffe, attività molto redditizia al tempo, che rivela la sua abilità e rapidità esecutiva.
Le notti trascorrono studiando Rubens e il Settecento francese e quando finalmente riesce a racimolare un po’ di soldi si iscrive all’Ecole de Beaux-Arts, all’atelier di Marc Gleyre, e conosce i giovani Bazille, Monet, Sisley, con i quali stringe un’amicizia che durerà una vita intera.
Con loro tre Auguste ha profonde affinità poetiche ed elettive, partendo dall’ammirazione per i pittori anticonformisti dell’epoca. Questo è il gruppo che costituirà il nucleo fondamentale del movimento impressionista, ed è lo stesso Bazille a presentare ai compagni Cézanne e Pissarro.
Danno il via alla rivoluzione del gusto, distaccandosi da una tradizione pittorica che dipinge paesaggi al chiuso: è il 1863 quando si recano nella foresta di Fontainebleau per immortalare dal vivo la natura, creando il metodo di pittura “en plein air”.
La verità ottica è un presupposto fondamentale per gli impressionisti, che muta con il sentimento proprio di ciascuno: un accordo tra occhio ed emozione, un equilibrio soggettivo, che nel caso di Renoir si traduce in una forte partecipazione emotiva e maggiore cromaticità rispetto ai suoi colleghi.
Sono anni difficili, in cui i suoi quadri non sono capiti, nè recepiti positivamente dalla critica: partecipa alla prima esposizione degli Impressionisti con scarso successo, anche se riesce a vendere Il Palco datato 1874: una creazione notevole, in cui sulla tela pesante diluisce la pittura con olio e trementina, sì da rendere traslucidi anche i colori opachi, sfruttando a pieno il contrasto tra quelli caldi e freddi, in cui “il nero è il re dei colori”.
Seguono capolavori come il Ballo al Moulin de la Galette del 1876, una composizione impegnativa, con figure tagliate in primo piano e il movimento della gente che balla, una perfezione di forme e coloriture, in cui i toni scuri degli abiti contrastano con i volti luminosi: la scena è solo apparentemente casuale, la composizione è curata nelle pose e nell’esprimerne il movimento.
“Non ho potuto resistere e ho mandato a quel paese tutte le decorazioni di sfondo. Faccio un quadro di canottieri di cui da tempo sentivo gran desiderio.” Renoir scrive all’amico Paul Bérard, annunciando l’inizio di una grande opera: La Colazione dei Canottieri, iniziata nell’estate del 1880, quando soggiorna presso Chatou dipingendo “en plen air”, e terminata nel suo atelier un anno dopo.
Nel quadro amici e modelli di Auguste, tra cui una giovane donna dal volto splendido con in braccio un cagnolino: è Aline, che presto diventa sua moglie e da cui avrà tre figli. E’ una scena d’insieme che cattura l’attenzione di chi osserva, maestria propria del pittore, che lega i personaggi nella composizione attraverso il gioco degli sguardi, desta curiosità, par quasi di sentirne il chiacchiericcio…
L’uso del colore acquista una nuova libertà d’espressione, per poter suggerire i movimenti e gli stati d’animo.
Tra il 1881 e il 1882 visita l’Algeria e l’Italia: resta profondamente colpito dall’arte rinascimentale italiana sì da averne un’influenza retrospettiva tale da determinare il suo allontanamento dall’arte impressionista.
Nasce in lui l’esigenza di dare “più forma alla forma”, proprio come gli affreschi di Pompei e di Raffaello.
“L’obiettivo deve essere quello di rafforzare e perfezionare il proprio mestiere. Ma è solo attraverso la tradizione che ci si può arrivare”.
Ciò non significa assolutamente un appiattimento del suo stile o un imitazione dei maestri antichi, tutta’altro: Auguste continua la sua evoluzione attraverso lo studio della vita borghese parigina, testimone del tempo, catturandone l’allegria e il movimento, facendo a meno dei chiaroscuri e dei contorni, aumentando gli effetti della luce, maggiore fermezza nel disegno e pennellate grasse e dense che vanno a “scolpire” le figure.
La testimonianza piena delle sue ricerche è nell’opera “Le Grandi Bagnanti”, iniziata subito al ritorno dal suo viaggio nel Bel Paese e che terminerà ben tre anni dopo (1884-1887).
Un dipinto enorme, 115×170 centimetri, che rappresenta delle donne intente a fare il bagno, giocando ad enfatizzare la luce e il movimento dei corpi attraverso il disegno: una linea che racchiude il colore e suggerisce i volumi, come quelli del seno e delle gambe.
La tecnica consiste nella preparazione di numerosi schizzi a grafite, ma a differenza di altri artisti non li ingrandisce sulla quadrettatura dell’opera con disegni presi dal vivo, ne realizza altri molto grandi, in modo da poterli ricalcare sulla tela.
Nel 1900 venne insignito del titolo di Cavaliere della Legion d’Onore durante l’Esposizione Universale: Renoir si sente realizzato a livello artistico, sentimentale ed economico; finalmente è riconosciuto come artista di fama internazionale.
Nonostante inizi a soffrire di una gravissima forma di artrite la sua attività è incessante, tanto che per la IX Biennale di Venezia prepara ben trentasette opere, con un’intera sala a lui dedicata.
Si trasferisce al sud della Francia, a Cagnes-sur-Mer, in cerca di sole, aria salubre e tranquillità; le sue condizioni di salute sono precarie e peggiorano di anno in anno: la malattia gli deforma le mani ed i piedi, lo costringe su una sedia a rotelle e a dipingere facendosi legare il pennello alla mano.
Eppure quando dipinge è sempre di buon umore, innamorato di quel luogo pieno di calore e vita quale è la tenuta Les Collettes: le sue sofferenze non sono trasmesse alle opere, il che denota una straordinaria forza di volontà e gioia di vivere.
“Il dolore passa, la bellezza resta.”
Nel 1917 altre importanti mostre: da Durand-Ruel a New York, Barcellona, Stoccolma, Parigi e Zurigo.
Si spegne il tre dicembre del 1919 a causa di complicazioni polmonari nella sua amata casa, appena terminato l’ultimo quadro “Le Bagnanti”.
“Quella tra Cagnes-sur-Mer e Renoir è un’autentica storia d’amore e, come tutte le storie d’amore, e’ una storia che non conosce abbandoni”. Il grande regista Jean Renoir, parlando di suo padre.
Chiudo questo articolo con una delle più belle frasi di Pierre-Auguste:
“I grandi uomini sono modesti.”
@Blogjuls
Bellissimo il tuo articolo, non noiso non troppo lungo o corto ne’ accademico grazie
Grazie Anna Rita! Sono contenta tu l’abbia apprezzato. Buona notte ❤️